Rapporto fiduciario medico - cittadino

Per un rapporto fiduciario medico – cittadino. Il 97% degli italiani ( secondo il Censis) riconosce che gli errori medici rappresentano un problema molto o abbastanza importante nel Paese


Oggi gli italiani mettono sempre più frequentemente in discussione la secolare asimmetria di rapporto con il loro medico. La ridefinizione del rapporto ha creato un clima di incertezza: il 97% degli italiani ( secondo il Censis) riconosce che gli errori medici rappresentano un problema molto o abbastanza importante nel Paese e che in Italia si riscontra un aumento vertiginoso del numero di sinistri denunciati, riconducibili alla responsabilità professionale dei medici. In particolare il rapporto medico- cittadino è condizionato dal fatto che “il sistema sanitario italiano …sembra essere ancora governato da “dei in camice bianco'”e questo non è certo il modo migliore di garantire al paziente un’assistenza sanitaria coerente con le linee-guida europee sulla trasparenza”, come spiega Arne Bjoernberg, direttore dell’annuale Euro Health Consumer Index (EHCI), che ritiene che la Sanità italiana abbia bisogno di un reale passaggio di potere dai medici ai cittadini.


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Vogliamo perciò riproporre con forza il problema del rapporto medico-utente nel sistema sanitario italiano per favorire una nuova politica culturale che, opponendosi al concetto della centralità ed onnipotenza del medico, metta finalmente al centro del Sistema Salute il cittadino con le sue esigenze. Puntando su questa questione nodale Giuseppe Benagiano, professore di Ginecologia presso l'Università degli Studi La Sapienza di Roma, in occasione dell’uscita del nuovo numero de “i Quaderni di Italianieuropei” dedicato al tema della Sanità, afferma infatti che “gli operatori sanitari devono capire che (nel caso dell’ ospedale) il cittadino non è un ospite petulante che fa perdere tempo, uno scocciatore che viene a turbare la quotidianità sul posto di lavoro: è il nostro datore di lavoro al quale dobbiamo rendere conto e che va trattato col massimo rispetto. Non è un ospite, è il padrone di casa”.
Lo stesso termine “paziente” è sintomatico di una mentalità superata che vede l’utente del servizio sanitario in una condizione di passività e non come persona che ha il diritto alla qualità delle cure, all’accesso alla documentazione clinica, alla cura del dolore, alla riservatezza, alla sicurezza , al reclamo, all’informazione.
Superando una annosa querelle riteniamo doveroso che il cittadino debba essere informato sulle terapie disponibili per la sua patologia anche se queste sono ancora in sperimentazione o non sono ancora state approvate, pur essendoci dati sufficienti, oppure perché erogate dal sistema sanitario nazionale solo ad alcuni gruppi di pazienti. Sul piano della prassi medica infatti l’operatore sanitario non solo deve ai suoi pazienti la più completa lealtà, ma deve far di tutto in difesa della loro salute e la sua reticenza non ha mai delle attenuanti, ma lede il diritto sacrosanto di ogni individuo di essere informato per poter scegliere, nel proprio interesse, in modo libero e responsabile, tra diverse opportunità terapeutiche.
Il fatto che molti cercano notizie al di fuori dell’ambito medico ed in particolare che il 50,8% degli italiani cerca in Internet informazioni per farsi un’opinione sul proprio stato di salute e a questo numero va aggiunto un altro 35,7% che ritiene l’ web utile per avere un’idea di massima ( come risulta da un’indagine del Forum per la Ricerca Biomedica e del Censis) dimostra quanto sia deficitaria o addirittura inesistente la comunicazione con i medici e quanto sia generalizzata la sfiducia nei loro confronti. E’ tale da far incorrere in comportamenti pericolosi, dal momento le notizie apprese da internet o da altra fonte di informazione possono confondere i meno esperti e comunque far propendere per delle conclusioni che invece sono esclusivamente di competenza medica ( secondo gli Annali of Internal Medicine quasi il 48 per cento delle persone spesso non è in grado di comprendere neppure le istruzioni riportate dai foglietti illustrativi dei medicinali perché presuppongono la conoscenza di nozioni mediche).
Strettamente connesso al problema di avviare un diverso rapporto tra il medico ed il cittadino diventa quello della scelta del sanitario. Se prima di ogni decisione abbiamo il diritto-dovere di prendere tutte le informazioni possibili per una scelta oculata, non si capisce perché quando si tratta di salute, il bene primario, dobbiamo “brancolare nel buio”. Un passo in avanti potrebbe essere la pubblicazione dei curricula dei medici dai quali si possa evincere il valore scientifico della loro preparazione, l'esperienza e le loro specializzazioni.
Quando riflettiamo sulle riforme del sistema sanitario, divenute necessarie dopo i profondi cambiamenti sociali e demografici degli ultimi trent’anni e per il ruolo diverso della sanità pubblica chiamata oggi a risolvere nuovi problemi, a cogliere nuove opportunità, non dobbiamo dimenticare che il presupposto e la riuscita di ogni riforma passa non solo attraverso la preparazione e la formazione del personale, ma anche attraverso provvedimenti legislativi che tolgano ogni privilegio di categoria e attraverso l’istituzione di seri organi di controllo sulle competenze e sulla qualità dell’operato dei sanitari per arrivare anche all’allontanamento di chi, non agendo secondo “scienza e coscienza”, mette a rischio la salute e la vita altrui.




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