L’Italia è una repubblica democratica?

L’Italia è una repubblica democratica?
rapporto tra democrazia ed Internet


“L’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro, in quanto la sovranità appartiene al popolo…”: così recita la Costituzione italiana, facendo un chiaro riferimento al concetto di democrazia. Eppure la storia recente ci induce a mettere in discussione questo principio.


democrazia, partito, Costituzione


La formazione di élites di rappresentanti sempre più distaccate dai problemi veri della comunità, lo strapotere dei partiti hanno creato un sistema politico in cui il popolo è chiamato solo a suggellare le azioni dei suoi rappresentanti.
Secondo il significato del concetto di democrazia non può esistere comunque una rappresentanza completamente libera, in quanto essa deve rispondere a chi l’ha eletta, altrimenti al concetto di “governo del popolo” si sostituisce quello di una casta, impegnata a risolvere interessi privati piuttosto che quelli pubblici.
Se oggi, per ovvi motivi storici, risulta insufficiente e superata la concezione etimologica di democrazia come “governo del popolo”, di fatto nella realtà indica la legittimità del potere, nel senso che il potere è legittimo se viene investito dal basso. Si intende per democrazia difatti una società libera e come afferma Giovanni Sartori in “Democrazia. Cosa è” “non oppressa da un potere politico discrezionale e incontrollato, né dominata da una oligarchia chiusa e ristretta, nella quale i governanti rispondono ai governati”. C’è democrazia cioè quando il rapporto tra quest’ultimi è inteso nel senso che lo Stato è al servizio dei cittadini e non il contrario e che il governo esiste per il popolo e non viceversa.
Un grosso limite alla realizzazione di una autentica democrazia nel nostro paese deriva proprio dal fatto che non esiste una cultura del rapporto tra l’elettore e l’eletto. Il più delle volte si è votato un nome, quello di un candidato voluto dal partito, non solo senza conoscere i punti di un suo programma, ma senza neppure conoscerne il volto. Una volta eletto, non è presente sul territorio per ascoltare le istanze della base, nè relaziona all’ elettorato sulla sua attività in Parlamento. In democrazia invece la trasparenza dell’attività degli eletti ed il contatto con la base dovrebbe essere un atto dovuto ed obbligatorio che legittima i provvedimenti che si prendono in nome del popolo, visto che la sovranità popolare (democrazia) non è solo un concetto giuridico.
La ricerca di un consenso del tutto formale, come si sta facendo oggi da parte di entrambi gli schieramenti, non potrà arginare l’ondata antipartitica ed avvicinare la politica ai cittadini, ma rischia solo di allargare le file del partito dell’astensionismo anche da parte di chi, come il popolo italiano, nonostante i malcontenti e la sfiducia nei confronti della politica, si è sempre segnalato per l’affluenza massiccia ai vari appuntamenti elettorali.
E’ lecito dunque chiedersi se si possa ancora parlare di sovranità popolare (democrazia) o si debba parlare di forme di oligarchie ristrette, che non solo adottano un linguaggio incomprensibile, ma prendono decisioni importanti incuranti della volontà popolare.






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