Coronavirus –covid 19: le diverse strategie


Prima considerazione
Il virus sembra essersi sviluppato da est ad ovest, o comunque interessare una fascia longitudinale che va dai 30 ai 50 gradi, escludendo sostanzialmente le regioni nordiche e l’africa. Ovviamente è importante anche la temperatura .Wuhan è a 30 gradi di latitudine , e quindi molto più Sud per es. di Milano, ma ha un clima più freddo ed il virus si è sviluppato in mesi più freddi (dicembre-gennaio), mentre Milano è molto più a nord ma ha un clima mediamente più caldi ed il virus si è sviluppato a fine febbraio.
Il caso italiano
Il virus si è sviluppato con focolai nati e sviluppati in ospedale (Codogno ed Alzano principalmente). A questo proposito bisogna sottolineare la presuntuosa faciloneria dei governanti italiani, che preoccupatisi di dare l’immagine di essere i più bravi del mondo, si sono premurati di dichiarare ai quattro venti di avere chiuso tutti i voli dalla Cina e di essere pronti ad affrontare il virus avendo già affrontato il problema della SARS . Cullandosi dietro queste illusioni hanno forse un po’trascurato di dare dettagliate disposizioni ai medici ed ai pronto soccorso, di stabilire delle corsie preferenziali, di seguire tutti i passeggeri provenienti dalla regione dell’Hubei, indipendentemente dalla loro nazionalità e dall’aeroporto di provenienza, tramite un esame analitico dei documenti di viaggio e di tracciare i passaggi sospetti, oltre che di premunirsi in tempo per procurarsi il materiale idoneo per mettere in sicurezza il personale medico e per curare i pazienti.
Sarebbe stato anche molto utile approfondire, anziché trascurare, gli stimoli venuti dai sanitari cinesi facendo un uso intensivo dell’intelligenza artificiale per trovare i metodi di contrasto più efficaci, per es. la costruzione di strutture leggere di passaggio dei contagiati prima del ricovero negli ospedali.
Ma tutto ciò sarebbe stato molto più impegnativo e laborioso che emanare un semplice provvedimento eclatante.
Una volta che i buoi sono scappati, dopo il primo provvedimento veramente utile di chiudere la zona di Lodi (zona rossa), si è tardato invece a chiudere la zona di Nembro ed Alzano , nel cui ospedale si è sviluppato un altro devastante focolaio, forse alimentato anche dalla partita dell’Atalanta contro il Valencia , che ha fatto raggruppare folle di persone, provenienti da tutta la provincia, nello stadio di San Siro e nelle piazze del capoluogo e dei paesi , con manifestazioni di gioia poco compatibili con il “distanziamento sociale” .
La peculiarità italiana è stata proprio quella dei focolai sviluppati negli ospedali che hanno coinvolto il personale sanitario (addetti al P. S. medici ed infermieri), per due ordini di motivi: 1) mancanza di materiale adeguato, 2) probabile minor cautela nei rapporti tra colleghi rispetto a quelli con i malati, senza tenere nella dovuta considerazione il fatto di essere magari portatori sani o in procinto di ammalarsi, e che molti dei colleghi erano anch’essi portatori. Il contagio reciproco pazienti /sanitari e sanitari/sanitari è stato probabilmente di particolare intensità, agevolato anche dalla situazione ambientale non particolarmente brillante neppure nei periodi normali.
Si è creata quindi una situazione di contemporaneo sovraffollamento degli ospedali che ha mandato fuori controllo il sistema, che ha retto come ha potuto grazie all’eroismo del personale sanitario, che comunque ha pagato un enorme costo in termini di morti e di sofferenze. Nel tempo forse la situazione potrebbe migliorare perché il personale sanitario , in gran parte contagiato, che ha superato ,con o senza sofferenze, il periodo di quarantena, in modo consapevole o no, dovrebbe essere diventato immune e pertanto in grado di dare il meglio.
La strategia italiana: chiusura totale
A questo punto l’Italia , prima in Europa , ha adottato la strategia cinese, che consiste nella chiusura totale del Paese , con misure sempre più dure , arrivando progressivamente all’isolamento delle persone in casa propria, quasi una quarantena totale per famiglia, salvo che per motivi di lavoro, sempre più eccezionali, a causa della chiusura di scuole, uffici e di quasi tutte le attività lavorative. Rispetto alla soluzione cinese c’è però una grossa differenza sul piano economico : la Cina ha chiuso solo circa il 3% della sua popolazione e l’attività produttiva ha continuato nel resto del Paese, mentre in Italia, ed in Europa, la chiusura delle attività produttive sta mettendo in ginocchio tutta l’economia del Paese.
Ciò potrebbe spiegare perché la Borsa di Shangai non ha subito cali fino a metà marzo, superando il periodo peggiore, mentre è scesa drasticamente dopo metà marzo trascinata dal crollo di tutte le borse europee e di WS.
Gli altri Paesi europei più importanti (Spagna , Francia e Germania) hanno seguito, seppure più in ritardo, la stessa strategia ma mentre la Spagna, che ha un livello di sistema sanitario analogo o peggiore dell’Italia , pagherà un prezzo forse ancora maggiore, la Germania sopporta il peso dei contagiati in maniera molto meno pesante, grazie alla solidità del suo sistema ed all’approccio meno dilettantesco del controllo dei movimenti della sua business community, mentre la Francia si pone a metà strada.
La strategia inglese (e statunitense)
Il problema del coronavirus covid 19 è stato affrontato dal Governo inglese in maniera opposta: Boris Johnson, su suggerimento dei suoi virologi e soprattutto epidemiologi, ha esortato il Paese a prepararsi ad un importante numero di morti, senza però chiudere nessuna attività affinché il virus facesse il suo corso naturale. Facendo così ha permesso un numero di contagi, sintomatici o no , impressionante , che è destinato ad allargarsi in misura esponenziale. Nel medio periodo però sarebbero aumentati anche in maniera esponenziale gli immuni che avrebbero intercettato il virus, la cui diffusione si sarebbe man mano andata spegnendo.
Vantaggi della strategia: 1) continuità della vita produttiva e sociale, 2) esaurimento dell’epidemia in minor tempo con la creazione di una alta percentuale di soggetti immuni.
Svantaggi:1) minor protezione delle fasce di popolazione più deboli , vecchi e malati, soggetti ad un esito molto più grave, e spesso letale, del contagio, 2) peso sulle strutture sanitarie non prevedibile e controllabile per la contemporaneità della diffusione del contagio.
Proprio quest’ultimo fattore , rivelatosi nella realtà dirompente , ha costretto il governo inglese a cambiare strada ed a convergere progressivamente sulla strategia europea , con l’adozione di provvedimenti progressivamente restrittivi.
La strategia israeliana.
Si parte dall’assunto non scientificamente certo ma empiricamente verificato ,con un alto grado di probabilità, che il virus colpisca in maniera più leggera la popolazione sotto i 55 anni ed in maniera progressivamente più pesante, fino ad essere letale quella più anziana soprattutto nella fasci di età sopra i 70 anni.
A questo proposito, senza nessuna base scientifica avrei una proposta che non mi sembra peregrina: la differenza fondamentale tra i giovani e gli anziani è quella che in questi ultimi si creano progressivamente i radicali liberi, con un’ossidazione progressiva e conseguente deterioramento di tutto il sistema biologico, compreso quello immunitario. Se ciò fosse vero sarebbe opportuno intensificare in maniera esasperata l’assunzione di integratori naturali o sintetici adatti a fermare o ridurre i radicali liberi. Insomma nel caso la vecchiaia sarebbe una vera e propria grave malattia per cui i preparati anti age potrebbero essere molto utili . Si tratta di un settore verso cui la medicina ufficiale ha sempre storto il proprio superbo naso, ma che varrebbe la pena di essere studiato a fondo , con la dovuta umiltà, per trovare i rimedi più efficaci , sulla base di studi empirici o addirittura epidemiologici , senza fidarsi troppo delle evidenze scientifiche, perché c’è tutto un mondo che sfugge alla chimica ufficiale. Ma torniamo alla strategia israeliana.
Un secondo assunto anch’esso non certo, ma sufficientemente probabile, è che il contagio non colpisca di nuovo chi è stato colpito ed una volta negativizzato e che la diffusione di un’alta percentuale (60%o più) di immuni si interponga tra il virus e gli altri soggetti inducendolo, per così dire, a desistere.
Come per ogni strategia , bisogna partire dagli obiettivi , che nel caso, per un governo di buon senso potrebbero essere:
da una parte : 1)evitare quanto più possibile i decessi , 2)evitare il sovraffollamento delle strutture sanitarie, soprattutto quelle relative ai trattamenti più lunghi (purtroppo i soggetti gravemente colpiti hanno bisogno di tempi più lunghi del normale, )
dall’altra :1) limitare quando meno possibile le attività produttive e sociali non ludiche . A questo proposito non bisogna dimenticare che la costrizione per lunghi periodi ad una vita sedentaria ed isolata può aggravare le condizioni di salute sia organica che psichica della popolazione, 2) agevolare il decorso dell’epidemia, creando quanti più immuni possibili (immunità di gregge).
Israele per raggiungere questi obiettivi , partendo dall’approccio inglese, ma con intelligenti modifiche ,ha pensato bene di creare anziché delle zone geografiche differenziate, zone rosse, arancioni o gialle, degli specifici raggruppamenti di persone soggette a vincoli progressivamente più restrittivi, non in senso geografico, ma per fasce di età : sotto i 55 anni, tra i 55 ed i 70 anni e sopra i 70 anni. Il problema è quello di proteggere i vecchi dal contatto con i giovani. Ma forse si può. Almeno il Governo di Israele ne è convinto ed io pure.
Come fare per combattere e infine sconfiggere il coronavirus? Il ministro della Difesa di Israele, Naftali Bennet, non ha dubbi: “Bisogna isolare gli anziani e far circolare il virus tra i più giovani in modo che si sviluppi l’immunità”. Secondo il ministro israeliano, che ha fatto girare un video in cui fornisce “consigli” per affrontare l’emergenza, “la soluzione migliore per sconfiggere il virus non è la quarantena o testare, testare, testare, ma separare gli anziani dai giovani”. Questo perché, a suo avviso, “la combinazione più letale è quella di una nonna che abbraccia suo nipote”. Partendo da questo presupposto, Bennet si è appellato ai cittadini israeliani: “Tenete i nonni lontani, parlate loro con Whatsapp e con Skype, portategli da mangiare fuori dalla porta”.
Questo non significa, secondo il ministro della Difesa, che così facendo gli anziani saranno costretti a restare isolati per sempre. Al contrario, poiché “quando la maggior parte della popolazione avrà contratto il virus, dopo circa 3-4 settimane l’immunità sarà passata dall’1% al 20%. E quando si arriverà al 60-70% di persone immuni, a quel punto i nonni potranno uscire. Ci potranno volere magari due o tre mesi, ma il piano questo è“. Israele ad oggi ha registrato 700 contagiati, dei quali 12 sono in condizioni gravi. Il governo di Tel Aviv ritiene dunque che si possa uscire da questa emergenza, in pochi mesi, soltanto isolando le persone più anziane e facendo diffondere il virus tra i più giovani. Al 25 marzo i dati dell’Istituto Hopkins relativi ad Israele registrano 2150 contagi e 5 decessi


Giuseppe Tarditi



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